… and I know too much now

To really feel at home in any one place.

(Goh Poh Seng)




martedì 22 febbraio 2011

threesixty


Come in altre occasioni, le immagini passano veloci, una dopo l'altra. Attraverso lo stesso finestrino, dal quale per anni ho osservato il mondo, continuo a guardare. Non cedo alla tentazione di trarre veloci conclusioni. Le differenze che emergono ad una prima riflessione sono troppo grandi per rendere giustizia alla complessità in questione. Che senso avrebbe affermare quanto tutto è cambiato? E magari stupirsi dell'entità del cambiamento? Della velocità, dell'imprevedibilità, di quanto tutto questo sia magico proprio perché inaspettato ed incontrollabile. Ancora una volta stupirsi e riaffermarsi che per quanto si possa avere un piano, la sua realizzazione non dipenderà mai esclusivamente da noi stessi.

No. Non importa se le immagini che osservo scorrere velocemente attraverso il vetro non narrano più di terre esotiche. Quello che vedo non è il tetto del mondo. Non sto percorrendo la via della seta, né rincorrendo il lontano Oriente. Ancora una volta, come sempre, provo stupore. Stupore che comincio ad apprezzare in quanto tale, in quanto immancabile componente di ogni processo conoscitivo. Di ogni innovazione, di ogni piccola finestra che apro sul mondo. Molte ne ho aperte, molte ancora vorrei aprirne.

Quello che spesso sono andato a cercare in posti lontani, si manifesta con impensabile vigore davanti ai miei occhi, qui, a casa, ogni giorno. Raramente ho avuto modo di osservare persone così diverse, provenienti dagli angoli più lontani del mondo, vivere insieme nello stesso luogo. Tutti hanno lasciato la propria casa, ognuno con la propria buona ragione. Molti pensano un giorno di tornare, altri sono sicuri di non tornare mai, altri, come me, non ci pensano.

Sono profondamente diversi tra loro, e, allo stesso tempo, sono davvero uguali.


R.

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