… and I know too much now

To really feel at home in any one place.

(Goh Poh Seng)




domenica 8 aprile 2007


...una voce fuori dal coro:


IL GIUBILEO DEI REPRESSI: I 25 ANNI DEL PONTIFICATO DI PAPA WOJTYLA

1978-2003: ANNO PER ANNO, NOME PER NOME…

1978
• Il pontificato di papa Wojtyla è ancora in una fase di "rodaggio",
e non si segnalano ancora atti repressivi. E, tuttavia, vi è un
segnale rivelatore. Il primo documento ufficiale "ad extra" del nuovo
pontefice è una lettera del 2 dicembre '78 al segretario generale
dell'Onu, Kurt Waldheim, in occasione del 30° anniversario della
firma della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Il
pontefice chiede alle Nazioni Unite e a tutti gli Stati di garantire
e difendere in ogni modo i diritti umani e, in particolare, la
libertà religiosa. Ma non una parola vi è sull'impegno della Chiesa
cattolica romana a difendere tutti questi diritti "al suo interno".
Una "omissione" che non sarà mai colmata in tutto il pontificato.


1979
• Intervenendo in gennaio, a Puebla (Messico), alla III Conferenza
generale dell'episcopato latino-americano, il papa attacca
frontalmente la Teologia della liberazione (Adista n. 22/24 febbraio
1979).
• Il redentorista tedesco Bernhard Haering, per anni docente
all'Accademia alfonsiana di Roma, e forse il più autorevole teologo
moralista del post-Concilio, viene convocato (27 febbraio) dalla
Congregazione per la Dottrina della Fede (d'ora in poi, Cdf, l'ex
Sant'Uffizio) che gli chiede l'impegno solenne di non criticare più
l'Humanae vitae - l'enciclica con cui, nel 1968, Paolo VI aveva
giudicato immorale la contraccezione. Il teologo rifiuta, e perciò
fino alla morte sarà emarginato dalla Curia romana.
• Ricevuto in udienza dal papa, a marzo, mons. Oscar Arnulfo Romero
si rende conto della profonda "incomprensione" di Roma per il suo
ministero nella difficile situazione di El Salvador. Andrà un po'
meglio l'udienza del gennaio 1980, ma di lì a poco riceverà il terzo
visitatore apostolico in 12 mesi (Adista 10/12 maggio 1979, 27/29
marzo 1980).
• La Cdf - senza un regolare e giusto processo - proibisce al teologo
domenicano francese Jacques Pohier di presiedere assemblee liturgiche
e di insegnare pubblicamente. Su Dio, e sull'Eucaristia, il teologo
aveva espresso idee sgradite a Roma. Dopo il Concilio Vaticano II,
era la prima volta che la Curia colpiva in questa misura un teologo
(Adista nn. 14/16 maggio 1979, 15/17 novembre 1979, 29 nov./1dic.
1979).
• Il papa, pellegrino negli USA, respinge la richiesta della
rappresentante delle suore statunitensi di accettare l'accesso delle
donne "a tutti i ministeri nella Chiesa".
• In dicembre, il teologo olandese Edward Schillebeeckx viene
'processato' a Roma dalla Cdf. Un processo dai toni pacati. Tuttavia,
il grande teologo non sarà mai pienamente riabilitato (Adista nn.
26/28 novembre 1979,13/15 dicembre 1979, 20/22 dicembre 1979).
• La Cdf il 15 dicembre dichiara: "Il professor Hans Küng [svizzero-
tedesco] è venuto meno, nei suoi scritti, all'integrità della verità
della fede cattolica, e pertanto non può più essere coinsiderato
teologo cattolico né può, come tale, esercitare il compito di
insegnare". Il teologo aveva messo in discussione il dogma della
"infallibilità papale", parlando invece di "indefettibilità" della
Chiesa (Adista nn. 7/9 gennaio 1980, 21/23 gennaio 1980, 31 gen./2
febb. 1980).


1980
• In gennaio, in un Sinodo particolare dedicato all'Olanda, il papa
in pratica obbliga i vescovi a far marcia indietro su tutte le
aperture e le proposte lanciate negli anni precedenti dal Concilio
pastorale olandese (Adista n. 10/12 gennaio 1980, 14/16 gennaio 1980,
4/6 febbraio 1980).
• La Cdf il 14 ottobre emana norme restrittive riguardanti la
dispensa dal celibato e la riduzione allo stato laicale dei sacerdoti
che abbandonano il ministero. (Il Regno n. 22/80).
• Il prefetto della Cdf, card. Franjo Seper, il 20 novembre scrive al
p. Edward Schillebbeckx per dirgli che i chiarimenti teologici da lui
forniti anche a Roma "non sono sufficienti per eliminare le ambiguità
(cristologiche)" dei suoi scritti (Adista n. 29/31 dicembre 1980).


1981
• In ottobre il papa decide il 'commissariamento' della Compagnia di
Gesù, misura gravissima che provoca pacate ma pubbliche proteste di
molti gesuiti (Adista n. 2/4 novembre 1981).
• Nell'esortazione apostolica postsinodale Familiaris consortio (22
novembre) il papa ribadisce che i divorziati cristiani risposati non
possono accedere all'Eucaristia, e che debbono vivere come fratello e
sorella (Adista n. 21/24 dicembre 1981).


1982
• Il 29 giugno il papa scrive ai vescovi del Nicaragua per condannare
la "Chiesa popolare" (cioè quella collegata alle Comunità di base e
alla Teologia della Liberazione) (Adista n. 6/8 ottobre 1982.
• Il 23 agosto il Vaticano - malgrado l'opposizione di molti vescovi
spagnoli - erige la "Prelatura personale di Santa Croce e Opus Dei"
(Adista n. 1/4 settembre 1982).


1983
• Il 25 gennaio il papa promulga il nuovo Codice di diritto canonico
(per la Chiesa latina); una normativa nella quale vengono spente
molte speranze di rinnovamento innescate dal Concilio Vaticano II, e
rafforzato il centralismo papale (Adista n. 27/29 gennaio 1983).
• A Managua, in marzo, il papa rimprovera pubblicamente padre Ernesto
Cardenal, che ha accettato di entrare a far parte del governo
sandinista. E, alla messa, zittisce la madri degli uccisi dai
"contras" (i guerriglieri antisandinisti sostenuti dalla CIA) (Adista
n. 14/16 marzo 1983).
• La Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari in pratica
obbliga suor Agnes Mary Mansour, delle "Sorelle della misericordia",
ad abbandonare l'Istituto, poiché la suora non aveva accettato di
interrompere la sua attività di direttrice presso i servizi sociali
dello stato del Michigan (USA) proposti al rimborso delle spese delle
donne che abortiscono (Adista n. 20/22 giugno 1983).
• Sotto indagine mons. Raymond Hunthausen, arcivescovo di Seattle,
per le sue posizioni a favore del disarmo e dell'obiezione fiscale.
La visita ispettiva, su incarico del Vaticano, è condotta da mons.
James Hickey, arcivescovo di Washington (Adista n. 28/30 novembre
1983).


1984
• Sotto accusa da parte della Cdf il teologo della liberazione
peruviano Gustavo Gutierrez: nelle sue riflessioni ci sarebbe
"l'influenza del marxismo" (Adista n. 24/26 maggio 1984)
• Con l'Istruzione Libertatis nuntius il 6 agosto il prefetto della
Cdf, card. Joseph Ratzinger, condanna la Teologia della liberazione
(Adista n. 10/12 settembre 1984).
• Il 7 settembre Leonardo Boff, teologo brasiliano della liberazione,
viene "processato" da Ratzinger a Roma (Adista n. 13/15 settembre
1984).
• Convocati a Roma i vescovi peruviani perché sconfessino la Teologia
della Liberazione (Adista n. 1/3 ottobre 1984).
• In dicembre la Santa Sede costringe di fatto il generale dei
gesuiti, p. Peter-Hans Kolvenbach ad espellere dall'ordine p.
Fernando Cardenal (fratello di Ernesto), ministro dell'educazione nel
governo sandinista nicaraguense (Adista n. 20/24 dicembre 1984).
• Con l'esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et
paenitentia (2 dicembre) il papa respinge ogni ipotesi di
rinnovamento del rito della confessione e, in particolare, esclude la
"confessione comunitaria" come mezzo ordinario per confessarsi
(Adista n. 20/24 dicembre 1984).


1985
• Padre Gyorgy Bulanyi, sacerdote ungherese, ispiratore delle
comunità di base, sostenitore dell'obiezione di coscienza al servizio
militare e oppositore della linea 'morbida' dell'episcopato nei
confronti del governo comunista (Adista n. 16/18 febbraio 1984),
viene chiamato a Roma per un colloquio con il card. Ratzinger (Adista
n. 31 gen./2 febb. 1985). Gli scritti di p. Bulanyi erano già stati
vagliati, e assolti da sospetti di eresia, dalla Congregazione per il
Clero.
• Con una notificazione dell'11 marzo il card. Ratzinger dichiara che
"le opzioni di Leonardo Boff [contenute nel libro Chiesa, carisma e
potere] sono tali da mettere in pericolo la sana dottrina della fede"
(Adista n. 28/30 marzo 1985).
• Il Vaticano, dando ascolto a minoritari gruppi di suore
'conservatrici', blocca il rinnovamento conciliare delle suore
Carmelitane Scalze (Adista n. 7/9 marzo 1985).
• Tra il 9 ed il 13 aprile, si svolge a Loreto il II Convegno della
Chiesa italiana, a cadenza decennale, dal titolo: "Riconciliazione
cristiana e comunità degli uomini". Il presidente della Cei card.
Anastasio Ballestrero, insieme ad altri, tra cui il cardinale di
Milano Carlo Maria Martini, porta avanti con convinzione l'idea di
una Chiesa ancora saldamente ancorata al Concilio (v. Adista dossier
n. 12 dell'aprile 1985; v. Adista 18-20 aprile e 3-5 giugno 1985).
L'intervento del papa a quel convegno, cui aderisce mons. Camillo
Ruini, allora cinquantenne vescovo emiliano, mettono in minoranza
Ballestrero. E infatti un anno dopo, il 26 giugno 1986, Giovanni
Paolo II nomina Camillo Ruini segretario della Cei, che diventa
l'uomo forte del Vaticano all'interno della Conferenza episcopale, e
la sua ascesa segna l'inizio della radicale trasformazione wojtyliana
della Chiesa italiana. Anche la presidenza di Alberto Monticone
nell'Ac, che si muove in sintonia con la linea Martini-Ballestrero,
dopo Loreto entra definitivamente in crisi, contrastata da un uomo
vicinissimo a Ruini, Dino Boffo, dal gennaio 1994 messo alla
direzione del giornale della Cei "Avvenire". Assistente generale
diventa nel 1987 mons. Antonio Bianchin, il cui compito è quello di
sostituire molti dirigenti, specie quelli che vengono dall'Ac
ambrosiana, fedele a Martini: è il commissariamento de facto
dell'associazione. Nel 1999, dopo la presidenza di Giuseppe Gervasio,
il card. Ruini nomina presidente dell'Ac Paola Bignardi, cui invia
una lettera per metterla in guardia dall'"entrare in spazi che non ci
competono e che sono propri delle forze politiche, evitando con cura
qualsiasi coinvolgimento nella competizione tra i diversi
schieramenti". Quando, poco dopo la sua elezione (v. Adista nn. 23 e
25/99), la Bignardi concede invece un'intervista all'"Unità", in cui
manifesta una certa attenzione al tanto dibattuto problema delle
coppie di fatto, è costretta ad una intervista riparatrice,
all'"Avvenire", il 12 marzo '99 (cui segue un editoriale su
"SegnoSette"). Nel settembre 2000 (v. Adista, n. 74/2000) viene
chiuso de imperio il settimanale di Ac "SegnoSette", colpevole di
aver espresso posizioni troppo avanzate su temi politici, ecclesiali
e morali (per tutta la storia recente dell'Ac vedi Adista nn. 53/02 e
67/03).


1986
• In una Notificazione del 15 settembre il card. Ratzinger afferma
che "la concezione del ministero così come è esposta dal professor
Schillebeeckx rimane in disaccordo con l'insegnamento della Chiesa su
punti importanti" (Adista n. 65/86).
• Il card. Ratzinger (25 luglio) dichiara "non idoneo
all'insegnamento della teologia cattolica" il teologo statunitense
Charles Curran, "colpevole" di criticare la Humanae vitae e di
sostenere "la legttimità del dissenso dall'autorità" (Adista n.
12/92).
• L'arcivescovo statunitense di Seattle, mons. Raymond Hunthausen,
tramite una lettera informa i suoi sacerdoti di essere stato
esautorato dal Vaticano dei poteri pastorali nei seguenti importanti
campi: tribunale diocesano, liturgia, formazione del clero, sacerdoti
che hanno lasciato il ministero, questioni morali (Adista n. 60/86).
• Nella lettera Homosexualitatis problema (1° ottobre) il card.
Ratzinger afferma che "l'inclinazione [omosessuale] stessa dev'essere
considerata come oggettivamente disordinata"; e che in nessun modo
può essere moralmente accettato l'esercizio della sessualità tra
persone dello stesso sesso.


1987
• Dimissionato su ordine del Vaticano l'abate della basilica romana
di San Paolo fuori le Mura, Giuseppe Nardin, perché dialogava e
pregava con il precedente abate, Giovanni Franzoni, fondatore della
Comunità di base di san Paolo (Adista n. 7/87).
• La Cdf obbliga mons. Mattew Clark, della diocesi statunitense di
Rochester, a ritirare l'imprimatur a un manuale sulla sessualità di
ausilio ai genitori per l'educazione dei figli scritto da cattolici
(Adista n. 8/87).
• Ad aprile il comboniano padre Alex Zanotelli è costretto a
dimettersi dalla direzione (assunta nel 1978) del mensile "Nigrizia",
per le sue ripetute denunce, cominciate due anni prima con l'articolo
"Il volto italiano della fame africana" ("Nigrizia", gennaio 1985),
sull'utilizzo dei fondi destinati alla cooperazione italiana e finiti
nel commercio delle armi. Le sue dimissioni sono chieste da membri
del governo italiano e dal prefetto del dicastero vaticano per
l'Evangelizzazione dei Popoli (ex Propaganda fide, da cui dipendono
le Congregazioni missionarie), card. Josef Tomko (Adista n. 37/87).
• La Congregazione per i Religiosi - andando di fatto contro
l'orientamento del Vaticano II - rifiuta le 'pari opportunità' di
religiosi laici e religiosi sacerdoti nella guida (anche come padri
provinciali e generali) degli Ordini e Istituti religiosi, e quindi
obbliga alcuni di essi - come i Cappuccini - ad annullare il loro
proposito di piena 'eguaglianza', nei compiti direttivi, di
'fratelli' e 'padri' (Adista n. 89/87).


1988
• Destituiti i gesuiti José Maria Castillo e Juan Antonio Estrada
dall'insegnamento universitario e il clarettiano Benjamin Forcano
dalla direzione di "Mision Abierta" per decisione della Cdf (Adista
nn. 39 e 52/88).
• La Congregazione per il Culto Divino il 2 giugno riafferma che in
alcun modo è ammesso celebrare l'Eucaristia in assenza di sacerdote
validamente ordinato.
• Con la costituzione apostolica Pastor bonus (28 giugno) il papa
ristruttura la Curia romana, dando ad essa enorme potere rispetto
all'episcopato mondiale, e di fatto declassando il Sinodo dei vescovi
(Adista n. 53/88).
• Il 1° luglio la Cdf pubblica la "Professione di fede" e il
"Giuramento di fedeltà", tra l'altro, a "tutti i contenuti trasmessi
dal Magistero ordinario e universale della Chiesa", alle "verità
circa la dottrina che riguarda la fede o i costumi" e agli
"insegnamenti del pontefice" e "del collegio episcopale" quando
"esercita il suo Magistero autentico".
• Nella lettera apostolica Mulieris dignitatem (15 agosto) il papa
riafferma il no alla ordinazione sacerdotale della donna (Adista n.
68-69/88).
• A mons. Pedro Casaldáliga, vescovo di São Felix do Araguaia
(Brasile), il nunzio apostolico mons. Carlo Furno consegna una
lettera vaticana (Intimatio) in cui lo si ammonisce per le sue
simpatie per la Teologia della Liberazione e si impongono limiti ai
suoi compiti pastorali. Il vescovo rifiuta la lettera perché non
corredata di timbri né di firme (Adista n. 70/88).


1989
• Il 6 gennaio 163 teologi e teologhe di area germanofona firmano la
"Dichiarazione di Colonia" (Adista nn. 11/89 e 15/89) in cui
contestano il fatto che Wojtyla pretenda obbedienza mettendo sullo
stesso piano alcune verità fondamentali della fede riguardanti Gesù
Cristo e l'adesione alla Humanae vitae, e contestano il modo
"scandaloso" con cui Roma ignora le richieste delle Chiese locali
nella nomina dei vescovi. Il papa, direttamente o indirettamente,
respingerà punto per punto le richieste e le proteste dei firmatari.
• La Cdf (16 febbraio) riafferma il "no" alla contraccezione.
• Il Vaticano oppone un veto alla pubblicazione di un libro che
avrebbe dovuto contenere gli atti di un congresso di moralisti
cattolici svoltosi a Roma, all'Accademia alfonsiana, nell'aprile
dell'88 (Adista nn. 17/89 e 19/89). Tra l'altro, il volume avrebbe
dovuto riportare una relazione del p. Bernhard Haering (Adista n.
7/89), nella quale il teologo criticava l'antropologia e la teologia
che sottostanno all'Humanae vitae, enciclica sempre difesa a spada
tratta da Wojtyla (forse perché, a quanto si dice, ne fu uno degli
ispiratori).
• Per intervento diretto della Congregazione per l'Educazione
Cattolica, la Pontificia Università Lateranense ritira al professor
don Luigi Sartori - uno dei più noti teologi italiani - la cattedra
di Ecumenismo (Adista n. 25/89).
• A marzo padre Eugenio Melandri lascia, dopo dieci anni, la
direzione del mensile dei missionari saveriani "Missione Oggi" al suo
vice, padre Pier Lupi. Da tempo il superiore Generale dei saveriani
padre Gabriele Ferrari subiva le pressioni del prefetto della
Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, card. Josef Tonko
(che aveva già ottenuto le dimissioni di Zanotelli da "Nigrizia"), e
quella dei Superiori della Provincia italiana, affinché
allontanassero Melandri, cui veniva da tempo rimproverata la linea
della rivista (specie un numero tutto dedicato al Nicaragua),
l'impegno nella denuncia della gestione fatta dal governo italiano
dei fondi destinati alla cooperazione, l'essersi schierato
pubblicamente con i partiti della sinistra (v. Adista n. 25/89).
• Il gesuita direttore di "Estudes", Paul Valadier, uno dei 157
teologi francofoni firmatari di una lettera di solidarietà ai 163
teologi della "Dichiarazione di Colonia", viene rimosso dall'incarico
(Adista n. 27/89).
• Il card. Ratzinger in novembre, alla vigilia dell'assemblea annuale
della Conferenza episcopale statunitense, ordina di cancellare
dall'ordine del giorno la discussione (e la sicura approvazione) di
un voluminoso testo preparato dai vescovi USA sul rapporto vescovi-
teologi e sulle "Responsabilità ecclesiali del teologo". Secondo il
prefetto della Cdf il testo era troppo 'liberal' nel difendere la
libertà di ricerca dei teologi (Adista nn. 43 e 44/89).
• Destituito don Vittorio Cristelli da direttore del settimanale
diocesano "Vita trentina". Il settimanale aveva pubblicato il
documento dei 63 teologi italiani (Adista n. 39/89) in sostegno della
"Dichiarazione di Colonia" (Adista nn. 45/89, 48/89 e 52/89).
• La Congregazione per l'Educazione Cattolica decreta di far chiudere
in Brasile il seminario regionale del Nordeste 2 e l'Istituto
teologico di Refice, entrambi fondati da mons. Helder Câmara. Secondo
Roma, nei due istituti non si dà una educazione "affidabile" (Adista
n. 60/89).
• La Segreteria di Stato (7 agosto) riafferma che né la Joc (Gioventù
operaia cristiana) né la correlata Joci (Gioventù operaia cristiana
internazionale) sono più riconosciute come legittimi interlocutori
dalla Santa Sede, mentre lo è il Cijoc (Coordinamento internazionale
della Joc). Al di là delle sigle, la Joc era considerata dal Vaticano
troppo di 'sinistra', e quindi tagliata fuori per favorire invece il
'moderato' Cijoc, la cui separazione dalla Joc era stata favorita
dagli ambienti conservatori della Curia romana (Adista n. 73/89).
• La Congregazione per i Religiosi mette di fatto sotto
"commissariamento" la Clar (Conferenza Latinoamericana dei
Religiosi), ritenuta troppo vicina alla Teologia della liberazione
(Adista nn. 75/89 e 77/89).


1990
• La Congregazione per l'educazione cattolica vieta alla Facoltà di
Teologia dell'Università svizzera di Friburgo di dare la laurea
"honoris causa" a mons. Rembert Weakland, vescovo di Milwaukee (USA),
noto per le sue opinioni 'liberal' (Adista n. 83/90).


1991
• Il Vaticano destituisce il vescovo messicano di Oaxaca, mons.
Bartolomé Carrasco Briseno, perché legato alla Teologia della
Liberazione (Adista n. 1/91).
• Commissariamento della Clar. La Clar si sottomette (Adista nn.
13/91, 20/91/, 31/91).
• Brasile: sotto accusa la Bibbia delle Edizioni Paoline, sostenuta
dai teologi della liberazione (Adista n. 33/91).
• Commissariata "Vozes", la più antica editrice cattolica brasiliana,
a causa di Leonardo Boff, direttore dell'omonima rivista (Adista n.
40/91). Boff viene licenziato (Adista n. 62/91) e lascia l'ordine
francescano l'anno dopo (Adista nn. 52 e 56/92).
• La Congregazione per l'Educazione Cattolica obbliga il card.
Aloisio Lorscheider, arcivescovo di Fortaleza a "dimettere" tre
sacerdoti sposati che insegnavano all'Istituto teologico e pastorale
della città brasiliana (Adista nn. 50 e 52/91).
• Il Vaticano interdice dall'insegnamento il teologo e psicanalista
tedesco Eugen Drewermann - che, nei suoi libri, aveva messo a nudo i
meccanismi di potere dell'organigramma ecclesiastico e contestato la
legge sul celibato obbligatorio dei sacerdoti (Adista nn. 33 e 36/90,
70/91). Poco dopo viene proibita a Drewermann anche la predicazione
(Adista nn. 5/92). Il teologo, a marzo, lascia il sacerdozio (Adista
n. 24/92).


1992
• Il card. Ratzinger in gennaio mette in stato di accusa il teologo
moralista canadese André Guindon le cui tesi - soprattutto sui temi
della sessualità - conterrebbero "gravi dissonanze non solo con
l'insegnamen-to del Magistero più recente, ma anche con la dottrina
tradizionale della Chiesa" in materia di sessualità (Adista n. 9/92).
• I domenicani espellono il teologo Mattew Fox, che già era stato
punito nel 1988 dal Vaticano, perché non allineato con l'insegnamento
morale sessuale di Roma (Adista n. 15/92).
• Il Vaticano dichiara "fuori luogo" - cioè neanche da discutere - la
proposta dell'arcivescovo di Milwaukee, mons. Rembert Weakland, di
ordinare sacerdoti, in situazioni pastorali di "estrema necessità",
uomini sposati (Adista n. 4/92).
• Con la lettera Communionis notio (28 maggio) il card. Ratzinger dà
una interpretazione restrittiva del Vaticano II e della collegialità
episcopale sottolineata dal Concilio (Adista n. 48/92).
• Il Vaticano nega il nihil obstat al domenicano p. Philippe Denis
alla Facoltà di Teologia cattolica di Strasburgo: troppo critico
verso l'Opus Dei (Adista n. 83/92).


1993
• Ampliando l'àmbito dell'infallibilità papale definito nel 1870 dal
Concilio Vaticano I, Wojtyla afferma: "Rientrano nell'area delle
verità che il magistero può proporre in modo definitivo quei princìpi
di ragione che, anche se non sono contenuti nelle verità di fede,
sono ad esse intimamente connessi" (Adista n. 25/93).
• Il 22 aprile la sala-stampa vaticana rende nota la dichiarazione
finale di un convegno organizzato in marzo dal Pontificio Consiglio
per la Famiglia. Il testo - firmato tra gli altri dal card. Alfonso
López Trujillo, presidente del Consiglio, e da mons. Dionigi Tetta-
manzi - sostiene che la contraccezione "corrompe l'intimità
coniugale" e che la comunità cristiana deve opporsi alla
legalizzazione del divorzio (Adista n. 33/93).
• In una lettera pastorale comune (10 luglio) tre vescovi tedeschi
(tra essi mons. Karl Lehmann, vescovo di Magonza) sostengono che un
divorziato/a risposato/a che sia in coscienza convinto/a che il suo
precedente matrimonio sia irrimediabilmente naufragato può decidere
di accostarsi alla comunione eucaristica. Ma il card. Ratzinger
obbliga i tre a riman-giarsi la proposta (per gli integrali, v.
Adista n. 76/94).
• Il 22 ottobre il papa riafferma energicamente la legge del celibato
sacerdotale per la Chiesa latina e, aggiunge, di fronte alle
contestazioni e critiche, "bisogna ardire (conservando il celibato),
mai ripie-gare".
• Il 28 ottobre, il nunzio apostolico in Messico, mons. Girolamo
Prigione, annuncia la rimozione dalla diocesi messicana di San
Cristóbal de las Casas di mons. Samuel Ruiz (Adista n. 79/93). Il
provvedimento sarà però 'congelato'.


1994
• La Cdf boccia la traduzione inglese del nuovo Catechismo della
Chiesa cattolica perché essa adotta un linguaggio troppo "femminista"
ed "inclusivo" (Adista n. 29/94).
• Tra aprile e maggio 1994 si svolge l'"Assemblea speciale per
l'Africa del Sinodo dei Vescovi". Il Sinodo fu la concessione massima
fatta dalla Curia romana alla richiesta dell'episcopato africano,
avanzata fin dal 1977, di poter organizzare un concilio africano.
L'assi-se non si svolse in Africa, ma a Roma, in Vaticano, affinché
il controllo sui vescovi del Continente potesse essere meglio
esercitato. Continui furono i tentativi di incanalare il dibattito
verso posizioni che non mo-strassero imbarazzanti aperture su temi
come incul-turazione, giustizia e pace, dialogo interreligioso
(Adista dossier n. 20/94; Adista nn. 25, 31, 33, 35, 37 e 38/94).
• Con la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis (22 maggio) il
papa, "in virtù del [suo] ministero di confermare i fratelli"
dichiara che "la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire
alle donne l'ordi-nazione sacerdotale, e che questa sentenza deve
essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli" (Adista n. 46/94).
• La Cdf, in una lettera ai vescovi (14 settembre) ribadisce la
proibizione di dare la comunione ai cattolici divorziati e risposati
(Adista n. 76/94).
• La Cdf interviene per bloccare la nomina della teologa cattolica
(considerata troppo femminista) Teresa Berger alla cattedra di
Liturgia della Facoltà teologica dell'Università di Bochum, in
Germania (Adista n. 61/94).


1995
• Il prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, card.
Pio Laghi, ha ottenuto, secondo il settimanale inglese "The Tablet",
che venisse cancellata una conferenza che il teologo della Libera-
zione Gustavo Gutiérrez avrebbe dovuto svolgere a Roma nel novembre
'94 (Adista n. 1/95). Gutiérrez, nel 1990, aveva pubblicato
un'edizione riveduta del suo "Teologia della Liberazione" che aveva
in parte fugato i dubbi di Ratzinger sull'ortodossia del teologo.
• Il Vaticano costringe di fatto alle dimissioni mons. Jacques
Gaillot, vescovo di Evreux (Francia), che con il suo ministero e la
sua azione a favore dei più emarginati dava fastidio sia
all'establishment politico che ecclesiastico (Adista nn. 3, 5, 8 e
13/95).
• Su pressioni del sostituto della Segreteria di Stato vaticana mons.
Giovanni Battista Re, e del prefetto della Congregazione per
l'Evangelizzazione dei Popoli, card. Jozef Tomko, il missionario
comboniano p. Renato Kizito Sesana viene rimosso dal suo incarico di
direttore della rivista keniana "New People" (Adista n. 3/95).
• Nell'enciclica Evangelium vitae (25 marzo) il papa definisce
"tirannici" quei parlamenti che approvano leggi che consentono, in
determinati casi, l'interruzione volontaria della gravidanza.
• Il card. Ratzinger ordina alle Superiore della congregazione delle
"Sorelle di Nostra Signora" di mandare per due anni in Europa a
studiare teologia "sicura" la suora brasiliana Ivone Gebara - la
teologa femminista che non piace alla Cdf (Adista nn. 47/95 e 53/95).
• Mons. Samuel Ruiz resta al suo posto, ma viene affiancato da un
vescovo coadiutore con diritto di successione, mons. Raúl Vera Lopez
(Adista nn. 57 e 59/95).


1996
• Con un editoriale su L'Osservatore romano del 2 febbraio e firmato
***, la Cdf attacca le opinioni di 16 teologi moralisti di area
germanofona che in un libro avevano contestato l'enciclica Veritatis
splendor "su questioni fondamentali della dottrina morale" (6 agosto
'93) ed affermato che essa era un tentativo autoritario di imporre
una posizione teologica di parte. L'editoriale riafferma rigidamente
il ruolo del magi-stero papale e l'obbedienza ad esso dovuta.


1997
• Il card. Ratzinger scomunica, con una "Notificazione" datata 2
gennaio il teologo Tissa Ba-lasuriya. Sarà riabilitato, dopo un
parziale 'mea culpa', nel '98 (Adista n. 7/98). Le Osservazioni sul
libro del p. Tissa Balasuriya 'Mary and human liberation' ,
sviluppate dalla Cdf, erano datate 27 luglio 1994. Il cardinale
sostiene che il teologo cingalese "scalza su punti essenziali la fede
cristiana" (Adista nn. 87/96 e 6/97).
• L'11 febbraio 1997 Ruini ottiene dal papa un decreto pontificio di
commissariamento della Società San Paolo, ovvero i religiosi paolini:
Giovanni Paolo II nomina mons. Antonio Buoncristiani, fedelissimo del
card. vicario, delegato presso la Società S. Paolo, con l'incarico di
"esercitare tutte le funzioni spettanti normalmente sia al Superiore
generale che al Superiore provinciale". Specificando "per completezza
di informazione" che la sua autorità si estende sui Periodici
"Famiglia Cristiana", "Jesus", "Vita Pastorale", ecc. e sulle
Edizioni S. Paolo (v. Adista nn. 19 e 23/97).
La vicenda era iniziata nei mesi precedenti il III convegno della
Chiesa italiana (Palermo, novembre 1995), quando Ruini avvicinò
alcuni religiosi paolini, primo fra tutti l'allora direttore di
"Jesus", don Stefano Andreatta, per proporre loro un piano di rior-
ganizzazione della stampa cattolica italiana sotto l'egida della CEI,
che comprendesse anche le diffusissime e prestigiose riviste paoline.
Ruini assicurò che era un desiderio del papa. Andreatta fu il primo a
sot-tomettersi, non i suoi confratelli paolini, che lo destituirono
da direttore di "Jesus" e da direttore dei periodici paolini. La
reazione del card. Ruini non si fece attendere. Chiese ed ottenne dal
Segretario di Stato, card. Angelo Sodano, la firma su un telegramma
che imponeva al Superiore generale dei paolini, don Silvio Pignotti,
l'ordine di reintegrare Andreatta. Ricevuto un rifiuto da don
Pignotti, Ruini tenta di mettere sotto accusa la linea teologica e
morale della stampa paolina. Ma i religiosi rivendicano la loro
ortodossia e Ratzinger deve rinunciare ad aprire un procedimento
dottrinale nei confronti dei religiosi responsabili delle riviste (v.
Adista n. 89/95 e 23, 67 e 69/96). Solo allora Ruini ottiene
l'intervento del papa. Dopo più di un anno, ad ottobre del '98
Buoncristiani fa le valigie: i paolini conservano, nella sostanza, la
loro autonomia. A Ruini rimane la consolazione di poter defenestrare
il direttore di "Famiglia cristiana", don Leonardo Zega, rimosso
dalla guida del settimanale nell'aprile del '98 e definitivamente
allontanato dal giornale il 12 ottobre del '98 (l'ultimo suo articolo
è stato pubblicato il 15 novembre).
• Il Vaticano, dopo la visita apostolica condotta nel '95 da mons.
Xavier Lozano Barragân nei seminari dei gesuiti in Messico e dopo
l'interessamento del prefetto della Congregazione per l'Educazione
Cattolica card. Pio Laghi, fa chiudere l'Istituto Interreligioso e il
Centro di Studi cattolici di Città del Messico, dipendenti dalla
Conferenza degli Istituti religiosi messicani (CIRM) nonché
l'Istituto Teologico gesuita del Collegio Maximo de Cristo Rey con
l'annesso Centro di riflessione teologica. Laghi indica nell'opzione
a favore della Teologia della Liberazione la causa principale della
"confusione e controversia" creatasi con Roma (Adista n. 25/97).
• La Conferenza dei religiosi colombiani viene biasimata con una
lettera inviata da mons. Tarcisio Bertone, segretario della Cdf, per
le deviazioni riscontrate nella relazione del primo incontro
nazionale di teologia della vita religiosa, svoltosi a Bogotà
nell'aprile 1996 e pubblicate nella rivista "Vinculum" della
Conferenza dei religiosi colombiani. La relazione conterrebbe uno
stile "rivendicativo, aggressivo e critico verso la stessa gerarchia
ecclesiastica" e pretenderebbe di elaborare una teologia della vita
religiosa "prescindendo da uno studio serio delle Scritture, della
Tradizione e del Magistero" (v. Adista n. 58/97).
• Con una Istruzione interdicasteriale (firmata il 15 agosto dai capi
di otto dicasteri e uffici della Curia) il Vaticano limita
radicalmente la collaborazione dei laici al ministero dei sacerdoti,
riaffermando un clericalismo invadente.
• Il 20 settembre mons. Jorge Medina Estévez, pro-prefetto della
Congregazione per il Culto Divino, scrive a mons. Anthony Pilla,
presidente della Conferenza episcopale statunitense, per comunicargli
che la traduzione inglese dei libri liturgici, compiuta dai vescovi
USA, "non esprime accuratamente" il senso del testo latino e "non è
esente da problemi dottrinali". Sulla questione gli otto cardinali
statunitensi si erano già incontrati a Roma con i cardinali Medina
Estévez e Ratzinger (Adista n. 1/97).
• Il Movimento internazionale "Noi siamo Chiesa" (Imwac) porta a Roma
2,5 milioni di firme di cattolici di vari Paesi, che chiedono una
serie di riforme (pari possibilità di accesso di donne e uomini nei
ministeri, celibato opzionale per i preti, coinvolgimento di tutta la
Chiesa locale [diocesi] nella scelta del proprio pastore, comunione
ai divorziati risposati). Richieste tutte ignorate da Wojtyla che
sostiene "la Chiesa non è una democrazia" (Adista n. 73/97).
• A seguito di una lettera inviata dal prefetto della Congregazione
per l'Evangelizzazione dei popoli mons. Josef Tomko, la Conferenza
episcopale della Corea del Sud sancisce il "divieto di pubblicazione"
per tre sacerdoti, p. John Sye Kong-seok, p. Paul Cheong Yang-mo
(entrambi docenti dell'Università Sogang di Seul, tenuta dai gesuiti)
e p. Edouard Ri Je-min (professore dell'Università cattolica di
Kwangiu e direttore della rivista "Skinhak Chonmang"). I tre
sarebbero sostenitori di idee "per nulla conformi alla dottrina
cattolica", in particolare su temi quali il sacerdozio femminile, il
celibato dei preti, l'evangelizzazio-ne e l'inculturazione (Adista n.
73/97).


1998
• Il card. Ratzinger riapre l'inchiesta sul teologo della Liberazione
peruviano Gustavo Gutiérrez, indagato dalla Cdf già nel 1983 (Adista
n. 15/98).
• La Cdf mette sotto osservazione il teologo australiano Paul Collins
per il suo libro "Il potere papale. Una proposta di cambiamento per
il cattolicesimo del Terzo millennio" (Adista nn. 15/98 e 55/98).
Collins lascerà il sacerdozio nel 2001 dichiarando: "non posso più
essere complice nell'attuale politica teologica della Chiesa" (Adista
n. 22/2001).
• La Congregazione per il Clero, presieduta dal card. Darío
Castrillón Hoyos costringe il vescovo inglese mons. Peter Smith a
ritirare un testo di religione per le scuole secondarie perché esso
sostiene la Teologia della Liberazione e racconta la persecuzione
subita da mons. Romero (Adista n. 17/98).
• Con una Notificazione (24 giugno), la Cdf dichiara che il gesuita
indiano Anthony de Mello ha sostenuto nelle sue opere "posizioni
incompatibili con la fede cattolica". De Mello era morto già da
undici anni (Adista n. 26/98).
• Giovanni Paolo II con la lettera apostolica Ad tuendam fidem (motu
proprio avente forza di legge) rende ancora più rigida l'applicazione
della professione di fede. La lettera è accompagnata da una "Nota
dottrinale illustrativa" promanata dalla Cdf che impone (29 giugno)
una "professione di fede" e un "giuramento di fedeltà" con il quale,
tra l'altro, ciascun teologo si impegna ad accogliere "fermamente"
verità proclamate "in modo definitivo" dal Magistero, seppure senza
una esplicita "definizione dogmatica". In tale categoria, precisa il
testo, rientra l'insegnamento papale sull'or-dinazione sacerdotale da
riservarsi soltanto agli uomini (Adista n. 53/98).
• Con la lettera apostolica, motu proprio, Apostolos suos (datata 21
maggio, ma pubblicata il 23 luglio) il papa dà un'interpretazione
restrittiva - rispetto al Concilio - della natura e dei poteri delle
Conferenze episcopali (Adista n. 59/98).
• La Cdf estromette dall'insegnamento presso la Pontificia Università
Gregoriana il teologo gesuita Jacques Dupuis per il suo libro "Verso
una teologia cristiana del pluralismo religioso" (Adista n. 79/98).
Condanna ribadita dal card. Ratzinger nel 2001 con una Notificazione
(24 gennaio) nella quale si afferma che nel libro del gesuita vi sono
"notevoli ambiguità e difficoltà su punti dottrinali di portata
rilevante, che possono condurre il lettore a opinioni erronee o
pericolose" (Adista nn. 19 e 30/2001).
• La Congregazione per l'Educazione Cattolica, presieduta dal card.
Pio Laghi, estromette dalla cattedra di Filosofia del Diritto
dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano il filosofo Luigi
Lombardi Vallauri di cui condanna, senza possibilità di
contraddittorio, le tesi sull'inferno, sul peccato originale,
sull'autorità del magistero, sulla morale sessuale (Adista nn. 84/98,
16/99).


1999
• Sospeso a divinis il parroco statunitense p. Jim Callan per lesa
obbedienza (Adista n. 5/99).
• 'Raid' del card. Ratzinger negli Stati Uniti: reprimenda su certo
cattolicesimo light e sul ruolo delle locali università cattoliche
(Adista n. 15/99, n. 17/99; nel 2000 esce il documento vaticano
sull'insegnamento nelle Università cattoliche Usa, v. Adista n.
2/2000).
• Il Vaticano affida all'Opus Dei la normalizzazione delle Università
cattoliche a partire da quella di Lima (Adista n. 29/99).
• La Cdf boccia tutte le proposte di cambiamento del "Dialogo per
l'Austria", una specie di Sinodo che l'anno precedente aveva appunto
chiesto la revisione delle norme vaticane che proibiscono la
contraccezione, la comunione ai divorziati risposati, il clero
uxorato (Adista n. 30/99).
• Il papa obbliga di fatto i vescovi tedeschi a ritirarsi dal sistema
statale dei consultori dai quali, per legge, ogni donna che voglia
abortire deve ottenere il certificato di avvenuta consulenza (Adista
nn. 51, 52, 69 e 87/99; 73 e 83/2000, 9 e 23/2001).
• Incriminato mons. Luigi Marinelli, co-autore (l'unico 'confesso')
del libro "Via col vento in Vaticano". Il prelato rinuncia alla
difesa e denuncia l'ingiustizia del tribunale ecclesiastico (Adista
n. 55/99).
• A suor Jeannine Gramick ed a p. Robert Nugent - religiosi
statunitensi - il card. Ratzinger vieta "permanentemente ogni
attività pastorale in favore delle persone omosessuali", perché i due
non condannano "la malizia intrinseca degli atti omosessuali" (Adista
n. 58, 59 e 62/99, 51/2003).


2000
• In Messico il Vaticano trasferisce alla diocesi di Saltillo mons.
Raúl Vera López, che era già stato inviato alla diocesi di San
Cristóbal de las Casas (Chiapas) come coadiutore con diritto di
successione di mons. Samuel Ruiz. Vera López, inviato nel Chiapas nel
'95 per 'normalizzare' mons. Ruiz, grande sostenitore della teologia
india e di una Chiesa india, si era invece 'convertito' alle idee di
don Samuel. E così il papa decide di non affidare a don Raúl la
successione a Ruiz quando questi compie i 75 anni (Adista nn. 3, 5 e
9/2000).
• Il papa e Ratzinger condannano la teologia asiatica (Adista n.
13/2000).
• Altolà della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti alla traduzione inglese dei testi liturgici (Adista n.
36/2000).
• Nel giugno del 2000, durante un incontro a San Paolo su Aids e
sfide per la Chiesa in Brasile, il vescovo di Goiás Eugene Rixen
afferma che "tra il condom e l'espansione dell'Aids, siamo obbligati
a scegliere il male minore". Di fronte all'immediata reazione del
presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari Lozano
Barragán - il quale ribadisce che l'uso del preservativo, in
qualunque circostanza, è contrario alle disposizioni vaticane - la
Conferenza episcopale brasiliana emette una Nota di chiarimento che
riafferma la posizione contraria all'uso del condom della Chiesa del
Brasile (Adista n. 47/00).
• Il Vaticano fa pressioni sul Governo italiano perché impedisca la
celebrazione del Gay pride a Roma e, in particolare, perché le
autorità impediscano la grande manifestazione degli omosessuali,
prevista per l'8 luglio per le strade della capitale. L'indomani,
all'Angelus, lo stesso papa esprime "amarezza per l'affronto recato
al grande Giubileo dell'anno Duemila e per l'offesa ai valori
cristiani di una città che è tanto cara al cuore dei cattolici di
tutto il mondo" (Adista nn. 55 e 56/2000).
• Con la dichiarazione Dominus Iesus (6 agosto) Ratzinger in sostanza
condanna i teologi di punta della teologia asiatica (Adista nn. 61 e
64/2000).
• Restrizioni liturgiche ai fedeli laici, che colpiscono soprattutto
le Chiese Usa (Adista n. 61/2000).
• Il 3 settembre il papa beatifica insieme Pio IX e Giovanni XXIII,
cioè un papa che aveva definito "deliramento" il principio della
libertà religiosa e un papa che volle il Vaticano II anche per
affermare solennemente tale principio (Adista n. 66/2000).
• Il card. Ratzinger con una Notificazione obbliga di fatto
all'abiura il teologo austriaco Reinhard Messner il quale aveva
sostenuto che "in caso di conflitto è sempre la tradizione, ovvero la
teologia, che deve essere corretta a partire dalla Scrittura, e non
la Scrittura che deve essere interpretata alla luce di una tradizione
successiva (o di una decisione magisteriale) (Adista n. 1/2001).


2001
• Il card. Ratzinger, con una Notificazione (22 febbraio) obbliga il
teologo redentorista spagnolo p. Marciano Vidal a ritrattare di fatto
le sue tesi - su contraccezione, aborto, omosessualità - che si
allontanavano da quelle ufficiali vaticane (Adista nn. 39 e 55/2001).
• Sotto indagine della Cdf anche il gesuita p. Roger Haight, accusato
di non essere ortodosso nella sua cristologia (Adista n. 39/2001).
• Il Vaticano vieta a suor Joan Chittister, teologa benedettina
statunitense, di partecipare in giugno, a Dublino, alla Conferenza
della rete mondiale per l'ordinazione delle donne. Ma la suora
respinge l'ordine di Roma (Adista n. 53/2001).
• Con una Notificazione (17 settembre) i cardinali Ratzinger, Medina
Estévez e Darío Castrillon Hoyos (prefetto della Congregazione per il
Clero) negano la possibilità dell'ordinazione della donna-diacono. Il
riferimento indiretto è a mons. Samuel Ruiz, che nella diocesi
messicana di San Cristóbal de las Casas aveva ordinato circa
quattrocento diaconi sposati, accompagnati all'altare, nella
cerimonia dell'ordinazione, dalle loro mogli, che però non erano
state consacrate diaconesse (Adista n. 69/2001. Vedi anche Adista nn.
17, 26 e 32/2002).
• Nell'esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Oceania il
papa (22 novembre) respinge tutte le richieste di cambiamenti
pastorali (come un diverso atteggiamento verso i divorziati
risposati) prospettati dai vescovi dell'Oceania nel Sinodo ad hoc per
il Continente, celebrato a Roma nel 1998 (Adista n. 83/2001).


2002
• Il frate minore francescano svizzero Josef Imbach, docente di
teologia fondamentale alla Pontificia Facoltà teologica San
Bonaventura di Roma è di fatto spinto a lasciare l'incarico a causa
delle pressioni della Cdf che non aveva accettato il fatto che
l'autore, in un suo libro, mettesse in discussione la storicità degli
eventi miracolosi narrati nel Nuovo Testamento (Adista nn. 13/2001 e
19/2002).
• Con un Monitum del 5 luglio il card. Ratzinger preannuncia la
scomunica - a meno di un ravvedimento entro il 22 luglio, che non
avverrà - a sette donne che il 29 luglio, su un battello in
navigazione sul Danubio, tra Austria e Germania, si erano fatte
ordinare prete da un vescovo argentino già scomunicato (Adista nn.
57/2002, 63/2002).
• Un comunicato (17 ottobre) della Commissione teologica
internazionale, presieduta dal card. Ratzinger, sostiene che ragioni
teologiche e storiche impediscono l'ordinazione della donna diacono
(il che invece viene ritenuto possibile da vari cardinali, come Carlo
Maria Martini, l'ex arcivescovo di Firenze Silvano Piovanelli e il
tedesco Karl Lehmann vescovo di Magonza) (Adista n. 79/2002).
• L'8 dicembre 2002, il Pontificio Consiglio per la Famiglia, con la
prefazione del prefetto del dicastero, il card. Alfonso Lopez
Trujillo, presenta "Lexicon. Temi ambigui e discussi su famiglia vita
e questioni etiche", un volume in cui su tutti i problemi discussi
anche all'interno della Chiesa romana - contraccezione, divorzio,
omosessualità, rapporto tra princìpi etici cristiani e legislazione
civile - esprime solo le tesi più conservatrici, quando non
reazionarie, respingendo ogni voce critica sulle affermazioni del
magistero papale.
• Il card. Medina Estévez, prefetto della Congregazione per il Culto
Divino, in una lettera del 16 maggio sostiene che è "assolutamente
sconsigliabile", "imprudente" e "rischiosa" l'ordinazione sacerdotale
di omosessuali (Adista n. 89/2002).


2003
• La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società
di Vita Apostolica comunica (15 gennaio) ai Superiori e alle
Superiori generali che la Cdf ha chiesto di escludere i transessuali
dalla vita consacrata (Adista n. 12/2003).
• Con un decreto della Cdf (25 gennaio, ma notificato all'interessato
il 13 marzo) - decreto emanato "dal sommo pontefice Giovanni Paolo
II, con suprema ed inappellabile decisione senza alcuna possibilità
di appello" - don Franco Barbero della Comunità di base di Pinerolo
viene "dimesso dallo stato clericale" (Adista nn. 23/2003, e 15 e
20/2002).
• Il 24 febbraio, sotto la forte pressione della Congregazione per
gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica i
benedettini inducono padre Cipriano Carini a dimettersi da abate del
monastero di S. Giovanni Evangelista a Parma. Nessuna ragione
teologica o disciplinare: solo, da più due anni, l'abate Carini ha
accolto in una Badia Benedettina dipendente dal suo monastero alcune
suore indiane dell'Ordine delle brigidine, fuggite dalla loro
comunità a causa del trattamento cui erano sottoposte da parte della
loro madre superiora, suor Tekla Famiglietti. Per il solo fatto di
aver accettato di accogliere queste suore e di aver cercato di non
fargli perdere il permesso di soggiorno (a due di esse la madre Tekla
aveva requisito il passaporto), l'abate Carini è stato costretto dal
Vaticano a dare le dimissioni. Tanto hanno potuto, in Curia, le
pressioni della potentissima suor Tekla (Adista n. 43/03).
• La Cdf spinge la Commissione dottrinale della Conferenza episcopale
spagnola a far sapere, in un documento, che le tesi su Gesù Cristo
contenute in un libro del teologo Juan José Tamayo contengono gravi
errori dottrinali. I vescovi, tuttavia, si rifiutano di consegnare al
teologo l'atto di accusa su di lui che il card. Ratzinger ha inviato
loro (Adista nn. 8 e 24/2003).
• Ratzinger conferma la scomunica alle donne prete ordinate in
Austria (Adista n. 12/2003).
• Il card. Ratzinger, con "Considerazioni circa i progetti di
riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali" (testo
datato 3 giugno ma pubblicato il 31 luglio), chiede ai parlamentari
cattolici di impedire in ogni modo l'approvazione di leggi che
ammettano una qualsiasi equiparazione tra il matrimonio e l'unione di
due persone dello stesso sesso (Adista n. 12/2003).
• Con l'enciclica Ecclesia de Eucharistia (17 aprile) il papa
riafferma la dottrina della "transustanziazione" formulata dal
Concilio di Trento e vieta qualsiasi "intercomunione" - la
partecipazione degli evangelici alla comunione durante la messa
cattolica, e dei cattolici alla Santa Cena dei protestanti - con le
Chiese nate dalla Riforma. L'enciclica ribadisce che i cattolici
divorziati e risposati non possono accostarsi all'Eucaristia; e
lamenta gli "abusi" che, nel post-Concilio, si sono fatti in materia
liturgica (Adista n. 36/03).
• Il 22 novembre 2002 l'abate di Montevergine (ordinario dell'omonima
abbazia territoriale), padre Giovanni Tarcisio Nazzaro, emana nei
confronti di don Vitaliano Della Sala un decreto di rimozione dalla
funzione di parroco della parrocchia di S. Giacomo a Sant'Angelo a
Scala (Av). A soli 39 anni, non avendo ricevuto nessun altro
incarico, don Vitaliano viene di fatto "pensionato" dalla Chiesa (v.
Adista n. 90/02; www.donvitaliano.it). Nel provvedimento, fortemente
voluto dalla Curia romana e preceduto da due ammonizioni canoniche
(del 13/10/2000 e del 3/7/2001), Nazzaro accusa Vitaliano di pubblico
dissenso "dal Magistero dei Pastori" e dalla "Sede Apostolica", di
"frequenza di 'centri' e 'associazioni' ben noti per la diffusione di
idee in contrasto con la dottrina e l'insegnamento della Chiesa e che
non rifuggono neanche dalla violenza", e di aver trascurato i suoi
"doveri parrocchiali". Contro il decreto di rimozione la comunità di
S. Angelo insorge: dapprima mura l'entrata della chiesa parrocchiale,
poi decide il boicottaggio delle iniziative del nuovo parroco: da due
anni la gente di S. Angelo non entra più nella chiesa del paese,
limitandosi ad assistere alle funzioni dal sagrato. Da parte sua, don
Vitaliano ha dapprima inutilmente ricorso contro la sua rimozione
presso la Congregazione per il Clero. Attualmente un nuovo ricorso
giace presso il Supremo Tribunale della Signatura Apostolica, insieme
ad un altro presentato da tutta la sua comunità parrocchiale (Adista
nn. 51/03, e 23 e 87/2002).
• Come negli otto precedenti, anche nel Concistoro annunciato il 28
settembre per il 21 ottobre Wojtyla non include nella lista dei nuovi
cardinali alcun prelato o teologo latinoamericano espressamente
favorevole alla Teologia della Liberazione (Adista n. 71/2003).
• Con l'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis, firmata
proprio il 16 ottobre 2003, 25° anni-versario della sua elezione, pur
abbondando in parole esaltanti la "collegialità episcopale", di fatto
Wojtyla ha svuotato le richieste della Assemblea generale ordinaria
del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2001), che aveva affrontato proprio
il tema del ruolo dei vescovi. Allora, malgrado il tentativo delle
Curia romana di svuotare le propositiones (le proposte concrete al
pontefice. Per il testo integrale, v. Adista 80/2001), l'Assemblea
aveva approvato la propositio 24: "Alcuni Padri sinodali ritengono
opportuno esaminare il modo di procedere ed il metodo delle riunioni
sinodali affinché queste Assemblee divengano un migliore strumento di
collegialità. I Padri sinodali suggeriscono rispettosamente al Sommo
Pontefice di considerare l'opportunità di convocare un'Assemblea
straordinaria del Sinodo dei vescovi proprio a questo fine". Di
questa richiesta non c'è traccia nel documento testè firmato da
Wojtyla


Papa Giovanni Paolo II: un obituario politico
Di Marius Heuser e Peter Schwarz 16 aprile 2005
Per stampare
Quest’articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 6 aprile 2005
Fra il bombardamento mediale che ritrae Papa Giovanni Paolo II come un santo contemporaneo e presenta senza critiche la sontuosità e il misticismo del funerale vaticano, quasi nulla di serio è stato detto sulla personalità di Giovanni Paolo II o del suo vero ruolo nella storia contemporanea. Le questioni politiche che hanno dominato la vita di Karol Joseph Wojtyla e che hanno caratterizzato il suo papato di 27 anni sono appena sfiorate.
La Chiesa Cattolica Romana è stata un bastione di reazionarismo politico per secoli, prima come un asse portante del sistema feudale, quando oppose la Riforma Protestante, e più tardi come protettrice dell’ordinamento borghese. Indipendentemente dalle qualità individuali dell’uomo che siede sul trono della Chiesa, il suo ruolo è intensamente politico.
Nella persona di Giovanni Paolo II, il papato ha trovato una figura che combinava idee profondamente reazionarie—sia in politica che in religione—con una considerevole esperienza nel destreggiarsi con stati capitalisti e con regimi stalinisti. Ha utilizzato quell’esperienza per giocare un ruolo chiave negli eventi convulsivi dell’ultimo quarto di secolo.
Karol Joseph Wojtyla è nato il 18 maggio 1920 nella città di Wadowice in Polonia, figlio di un ex ufficiale dell’Impero Austriaco. Perse la madre all’età di 9 anni e il padre a 21. Considerato un buono studente, iniziò gli studi di filosofia e letteratura a Cracovia nel 1938 e sviluppò un fervido interesse per il teatro. Sotto l’occupazione tedesca, fu costretto ai lavori forzati. Durante questo periodo decise di diventare prete. Nel 1942 si iscrisse al seminario clandestino nell’Arcidiocesi di Cracovia.
Il primo novembre 1946 venne ordinato sacerdote. Trascorse i due anni successivi a Roma, dove conseguí un dottorato in teologia e misticismo di San Giovanni della Croce. Continuò gli studi in Polonia. Dopo la sua laurea, assunse l’incarico di insegnante all’Università Cattolica di Lublino nel 1954.
Il 28 settembre 1958 divenne vescovo e nel 1964 arcivescovo di Cracovia. Il 1958 fu un anno critico nella vita e nel destino del Vaticano. La morte di Papa Pio XII quell’anno mise fine ad un regno che aveva screditato la Chiesa in seguito alla collaborazione del papa con vari regimi fascisti in Spagna, Italia e Germania, e al rifiuto del Vaticano di opporre lo sterminio degli ebrei europei.
Pio XII veniva succeduto da Papa Giovanni XXIII (1958-1963) e Paolo VI (1963-1978), i quali sollecitarono cambiamenti sostanziali nel rito cattolico e nella pratica religiosa, inclusi il comportamento della massa riguardo la lingua parlata e altre riforme liberali. Giovanni XXIII e Paolo VI inoltre cercarono di dissociare la Chiesa dall’anti-semitismo che era stato implicito nella dottrina cattolica.
Nella sua funzione di arcivescovo di Cracovia, Wojtyla entrò in diretto conflitto con il regime stalinista. Wojtyla non mise in discussione la politica di regime, piuttosto insistette che la Chiesa Cattolica mantenesse la sua influenza ideologica. Cosí riuscí ad assicurare la costruzione di una chiesa nella città industriale di Nova Huta. Nel 1967, Wojtyla veniva nominato cardinale.
L’elezione di Wojtyla a papa il 16 ottobre 1978 venne percepita come un fenomeno sensazionale. Per la prima volta in 455 anni, da quando cioè l’olandese Adriano VI occupò il trono di San Pietro per un anno, un papa straniero era a capo della gerarchia cattolica. Dopo diverse fumate nere risultanti dall’irrisolta gara fra due aspiranti italiani, nell’ottavo ballottaggio 94 dei 111 cardinali votarono in favore del candidato polacco. A 58 anni di età, il nuovo papa era insolitamente giovane.
Il significato politico di questa decisione era inequivocabile. Dalla fine degli anni ’60, sia gli stati capitalisti dell’Europa Occidentale che quelli dell’Est dominati dallo stalinismo erano stati frequenti campi di violente battaglie sociali. I predecessori di Wojtyla, Giovanni XXIII e Paolo VI, avevano cercato di rispondere a queste sommosse sociali con riforme della dottrina della Chiesa e del regime interno.
Nella prima metà degli anni ’60, il Concilio Vaticano Secondo apriva la via ad un certo allentamento dei dogmi della Chiesa e ad un accettazione di un ruolo più determinante per vescovi e laici. Giovanni XXIII aveva anche introdotto una politica più rilassata verso l’Unione Sovietica, e la sua iniziativa veniva continuata dal Paolo VI. Entrambi cercarono di stabilire un rapporto di cooperazione più stretto con i regimi stalinisti.
Albino Luciani, il quale con il nome di Giovanni Paolo I prendeva il posto di Paolo VI nel 1978, voleva continuare questo percorso. Ma dopo soli 33 giorni dalla sua nomina, il nuovo papa veniva trovato morto nel suo letto. Le circostanze esatte della sua morte non vennero mai chiarite poiché il Vaticano si rifiutò di permettere un’autopsia.
La presa del potere più alto nella Chiesa da parte di Wojtyla rappresentò una svolta ideologica e politica. Il nuovo capo della Chiesa veniva presto osannato come un papa per la restaurazione, che cambiava la Chiesa più apertamente in una forza di opposizione allo spirito modernista dei tempi. Promosse un culto per i santi e la Madonna, a cui era personalmente dedicato, professò una rigida moralità sociale, rafforzò l’autorità di Roma sulle diocesi, e disciplinò numerosi critici teologi. Politicamente, la nomina di un papa polacco rappresentava una sfida alla leadership di Mosca sotto Leonid Brezhnev.
Il Papa e Solidarnosc
Al tempo dell’elezione papale, il conflitto fra la classe lavoratrice e il regime stalinista in Polonia si era esacerbato drasticamente. Fin dalla ribellione operaia del 1956 sanguinosamente repressa, la Polonia era stata danneggiata da una serie di conflitti. Nel 1970, un’onda di scioperi contro gli aumenti dei prezzi forzò le dimissioni del capo di governo e di partito Wladyslav Gomulka. Il suo successore, Edward Gierek, dovette revocare gli aumenti di prezzi.
Nel 1976, Gierek tentò di nuovo un aumento dei prezzi, causando scioperi, manifestazioni di massa e lotte di barricata. Negli anni successivi, venivano formati il Comitato per la Difesa dei Lavoratori ed altri comitati fondatori di sindacati, e nel 1980—dopo una nuova ondata di scioperi contro il rialzo dei prezzi—queste organizzazioni si fusero per dare vita al sindacato Solidarnosc, che vinse il seguito di milioni di lavoratori.
Il fenomeno emergente di un potente movimento operaio in Polonia fu seguito con grande preoccupazione dai governi ad Est e ad Ovest. La diffusione del movimento polacco nell’Unione Sovietica ed in altri paesi dell’Est non solo avrebbe minacciato i regimi stalinisti, ma avrebbe ispirato nuove lotte militanti fra i lavoratori dell’Ovest. Un’onda di lotte simili era stata ridotta appena alla metà degli anni ’70 dall’unione dei burocrati socialdemocratici e sindacalisti.
Non dovrebbe sorprendere che il Cancelliere Tedesco Helmut Schmidt, socialdemocratico, supportò consistentemente il governo di Gierek contro i lavoratori polacchi. Schmidt mantenne addirittura un’amicizia personale con Gierek.
Giovanni Paolo II era ben consapevole del pericolo di una violenta rivoluzione in Polonia e nei paesi dell’Est. Cercò di assicurare che il regime stalinista venisse sovvertito da destra, non da sinistra, dando supporto ad una leadership pro-imperialista all’interno della classe lavoratrice polacca. In tale direzione, venne aiutato non solo dalla CIA, ma anche dalle varie operazioni estere della AFL-CIO (unione di sindacati americani) che erano alleate con la CIA e con il Dipartimento di Stato statunitense.
L’ostilità di Giovanni Paolo II e della Chiesa allo stalinismo è equiparata dai mass media ad una devozione per la democrazia. Questa è una distorsione grottesca della realtà. Il papa presiedeva un’istituzione che aveva intransigentemente opposto la democrazia per più di 500 anni, risalendo alla Riforma, quando la Chiesa Cattolica cercò di mantenere saldo il potere e la ricchezza del clero come classe feudale.
Il pregiudizio della Chiesa verso lo stalinismo non mirava a lottare contro la politica antidemocratica e classista della burocrazia stalinista—tutto ciò anzi coincideva con le operazioni interne della Chiesa stessa come istituzione. La gerarchia ecclesiastica è di per sé una casta, originata in una società pre-capitalista ed oggi irradicata nelle relazioni sociali capitaliste.
La Chiesa Cattolica è, dopo tutto, il pù grande singolo proprietario di beni nel mondo. Ecco perchè la Chiesa diede supporto a dittatori sanguinari dell’America Latina, i quali difendevano la proprietà capitalista, ma opponevano regimi stalinisti nell’Unione Sovietica e nei paesi dell’Est basati su proprietà nazionalizzata.
Su questa base fondamentalmente reazionaria, la Chiesa Cattolica supportò apertamente Solidarnosc. Meno di otto mesi dopo la sua nomina, il nuovo papa si cimentava nel suo primo “viaggio di pellegrinaggio” in Polonia, seguito da ulteriori visite nel 1983 e nel 1987. A gennaio del 1980, Giovanni Paolo II concesse un’udienza ad una delegazione di membri di Solidarnosc guidati da Lech Walesa. Racimolando da varie fonti, il Vaticano riuscí a collettare almeno 50 milioni di dollari in supporto per il sindacato per gli anni successivi.
L’obiettivo del Vaticano, tuttavia, non era quello di aiutare la causa dei lavoratori e le loro richieste sociali. Piuttosto, mirava a mantenere il movimento sotto l’influenza reazionaria dell’ideologia cattolica e del nazionalismo polacco, assicurando che tale movimento non si sviluppasse in una minaccia internazionale all’ordine esistente. La gerarchia cattolica, la cui esperienza nel difendere l’autorità e l’ordine spazia in un millennio e mezzo, era ben consapevole che un movimento popolare come quello sviluppatosi in Polonia non si sarebbe controllato imbrigliandola passivamente, ma doveva essere influenzato attivamente e dirottato verso una direzione diversa.
La nomina di un papa polacco già di per sé significava una stabilizzazione del Cattolicesimo in Polonia. Wojtyla non si stancava mai di fare riferimento alle sue radici polacche, lusingando il nazionalismo polacco e presentando la Polonia come la nazione cattolica per eccellenza. Davanti ad una folla giubilante in Piazza della Vittoria a Varsavia, lodava il contributo fatto da “la nazione polacca allo sviluppo dell’umanità”, che poteva essere compreso e apprezzato solo attraverso Cristo. Il suo discorso culminava con la frase “Non ci può essere un’Europa giusta senza una Polonia indipendente sulla mappa dell’Europa!”
Senza l’intervento del papa in Polonia, gli eventi non avrebbero preso il corso disastroso che alla fine condusse a disoccupazione di massa ed estrema povertà per i lavoratori polacchi. All’inizio, all’interno del movimento di Solidarnosc esistevano tendenze non solo cattoliche, ma anche fortemente secolari e socialiste. Queste, però, soffrivano di una mancanza di prospettiva effettiva contro il regime stalinista.
L’intervento del Vaticano contribuí sostanzialmente alla sottomissione del movimento al controllo dell’ala cattolico-nazionalista intorno a Lech Walesa—un uomo che combinava la sua reputazione di leader operaio militante al cantiere navale Lenin con una generosa dose di bigottismo cattolico. Lo stesso Walesa ha riconosciuto apertamente il ruolo del papa. Nel 1989, dichiarava: “L’esistenza del sindacato Solidarnosc e di me stesso sarebbero inconcepibili senza la figura di questo grande polacco e grande uomo, Giovanni Paolo II.”
Mentre il papa dava aiuti politici e finanziari a Solidarnosc, cercava di mantenerlo al di fuori di un conflitto aperto contro il regime. In ripetute occasioni chiese di mantenere la moderazione e la calma. Mentre gli scontri con il governo divenivano più violenti, Solidarnosc interveniva più frequentemente per tenere a bada e controllare i lavoratori.
Walesa costantemente stressava che Solodarnosc non stava perseguendo potere: “Non vogliamo governare, piuttosto vogliamo essere riconosciuti dal governo, e vogliamo controllarli quando ci governano per assicurarci che facciano il loro lavoro.” Wojciech Jaruzelski, il quale nel dicembre del 1981 dichiarò legge marziale ed arrestò migliaia di lavoratori e leader di Solidarnosc, successivamente riconobbe apertamente il controllo dimostrato dal papa. In un’intervista televisiva in occasione della morte del papa, disse: “Il papa si astenne dall’incitare emozioni sociali a quel tempo.”
In seguito, il papa apparve progressivamente sempre più preoccupato dalla rapidità in cui, dopo il collasso del regime stalinista, Solidarnosc perdeva credibilità di fronte alla classe lavoratrice quando i leader del sindacato assunsero il potere e assicurarono la riintroduzione del capitalismo. Giovanni Paolo II temeva, con una certa ragione, che l’influenza della Chiesa Cattolica potesse risentirne come risultato, e che il nuovo ordine venisse compromesso.
Durante visite al suo paese nel 1991 e 1993 si dichiarava contrario ad una copia del capitalismo occidentale. Durante il suo ultimo viaggio in Polonia nel 2003, fu persino più esplicito. Quando ci si dimentica del prezzo pagato per la libertà, disse, non si è lontani dall’”anarchia”. Fece un discorso a Solidarnosc consigliando di mantenersi al di fuori della politica, e puntò alle ovvie ingiustizie in Polonia—salari non pagati, piccole imprese spazzate via, lavoratori a cui venivano negati ferie e congedi per ragioni familiari.
Giovanni Paolo II e la politica americana nei confronti dell’Unione Sovietica
La decisione della Chiesa Cattolica di nominare un papa polacco era strettamente connessa con un cambio di rotta della politica estera americana verso l’Unione Sovietica. Sotto il presidente Jimmy Carter e, ancora più apertamente, sotto il suo successore Ronald Reagan, un periodo di détente aprí la strada a un vero confronto.
Come arcivescovo di Cracovia, Wojtyla aveva già mantenuto un intenso scambio epistolare con il polacco Zbigniew Brzezinski, il quale prese la carica di consigliere di sicurezza nazionale durante il governo Carter. Brzezinski, il quale aveva partecipato al funerale del predecessore di Wojtyla come rappresentante ufficiale degli USA, rimase a Roma per l’intero periodo delle elezioni papali del 1978 che collocarono Wojtyla a capo della Chiesa.
Questa collaborazione si intensificò durante la presidenza Reagan. A proposito di quel periodo, l’allora ambasciatore al Vaticano James Nicholson, racconta di una “alleanza strategica” tra Washington e il Vaticano contro l’Unione Sovietica. Secondo le informazioni raccolte dai giornalisti Carl Bernstein e Marco Politi, che scrissero un libro sulla diplomazia segreta del Vaticano, il direttore della CIA William Casey e il vice-direttore Vernon Walters cominciarono ad avere discussioni riservate con il papa a partire dal 1981. L’argomento principale era l’appoggio finanziario e logistico a Solidarnosc.
La burocrazia al potere a Mosca reagí contro il crescere della pressione esterna e di quella sociale interna dando inizio alla politica della restaurazione capitalista. Le radici della salita al potere di Mikhail Gorbachov alla guida del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, anche se ciò sembrerebbe ironico, si trovano negli stessi cambiamenti oggettivi che portarono Wojtyla alla santa sede a Roma. Gli eventi della Polonia avevano scosso fortemente la burocrazia del Kremlino. Essa tentò di evitare simili sviluppi nell’Unione Sovietica creando una nuova base per il suo dominio tramite l’introduzione della proprietà capitalista. Fu questo il significato essenziale della perestroika di Gorbachov.
Nel dicembre del 1989, Gorbachov divenne il primo ed unico segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica ad avere un’udienza al Vaticano. Tre anni più tardi, Gorbachov lodava il ruolo del papa con le seguenti parole: “Tutto ciò che avvenne in quegli anni nell’Europa dell’Est sarebbe stato impossibile senza la presenza di questo papa.”
Il papa e l’America Latina
Se da un lato Giovanni Paolo II adornava i suoi interventi in Polonia e nell’Europa dell’Est con il manto della “libertà” e “indipendenza”, l’essenza reazionaria del suo orientamento politico venne rivelata apertamente in America Latina. In quel contesto egli si schierò con le classi dirigenti, prendendo misure disciplinari contro quegli esponenti della cosiddetta “teologia della liberazione” che si erano battuti assieme agli oppressi nelle lotte contro le dittature militari di destra.
Nel corso della sua prima visita in Nicaragua nel 1983, Giovanni Paolo II rimproverò in pubblico il prete Ernesto Cardenal, che, assieme ad altri due prelati, era ministro nel governo sandinista. Nel 1995, durante un’altra visita in Nicaragua, il papa condannò l’Iglesia Popular (Chiesa del Popolo) e quello che chiamava l’ecumenismo sbagliato “di quei Cristiani impegnati nel processo rivoluzionario.” Allo stesso tempo, egli promosse a cardinale l’arcivescovo di destra Miguel Obando y Bravo, nemico acerrimo dei sandinisti.
Molti teologi della liberazione furono dimessi dal loro posto da Giovanni Paolo II e sostituiti da vescovi e preti conservatori. François Houtard scrive nel Le Monde Diplomatique: “Gruppi religiosi di base che erano nati nel Sud America, caratterizzati dall’autonomia e dalla protezione degli interessi dei poveri vennero isolati e in alcuni casi persino distrutti. I preti che li appoggiavano vennero rimossi e fu a loro proibito di accedere alle infrastrutture della comunità, e a volte dei nuovi gruppi vennero fondati con lo stesso nome ...”
Allo stesso tempo, i sostenitori delle dittature di destra scalavano i più alti uffici della Chiesa. Il nunzio papale alla dittatura militare argentina, Pio Laghi, e il nunzio alla dittatura militare cilena, Angelo Sodano, sono oggi entrambi cardinali.
Sodano aveva lodato il dominio despotico e assassino di Pinochet in Cile con queste parole: “I capolavori possono anche contenere dei piccoli sbagli. Vi suggerirei di non concentrare la vostra attenzione su queste imperfezioni del dipinto, ma sull’impressione generale, che è meravigliosa.” Quando un mandato di cattura per Pinochet fu emesso nel 1998 mentre l’ex ditattore si trovava a Londra, il papa stesso difese pubblicamente il generale fascista cileno.
La beatificazione di papa Pio IX, un anti-semita dichiarato, di papa Pio XII, il quale collaborò con i Nazisti e il regime di Mussolini, e del cardinale Stepniak, che era vicino al regime fascista croato durante la seconda guerra mondiale, sono altre espressioni tipiche delle convinzioni di destra di Giovanni Paolo II.
Le politiche conservatrici della Chiesa
Nelle sue politiche ecclesiastiche, Giovanni Paolo II era un reazionario, perfino se paragonato alle dottrine estremamente conservatrici della Chiesa Cattolica. Egli tentò di sovvertire lo spirito, se non la lettera, delle riforme attuate dal Concilio Vaticano Secondo negli anni sessanta.
Prima di tutto c’è il culto della Madonna e dei santi. Con le sue 473 beatificazioni, egli ha creato più del doppio dei santi di tutti i suoi predecessori negli scorsi 400 anni.
La morale sessuale imposta dall’enciclica Evangelium Vitae, rifiuta non solo l’aborto, ma anche qualsiasi forma di contraccezione. Ogni atto sessuale che non sia mirato alla riproduzione viene considerato immorale. Persino i profilattici vengono condannati—una posizione che va considerata specialmente distruttiva e socialmente inumana, tenendo conto della devastante epidemia di AIDS in Africa e in molte altre parti del mondo. In Germania, contro la forte resistenza dei vescovi e dei membri della Chiesa, il papa insistette perché la Chiesa abbandonasse le commissioni atte a dare informazioni alle donne incinte, che facevano parte della struttura messa in atto nel paese per l’aborto legale.
Anche la politica conservatrice del papa riguardo i cambiamenti di personale portò a ripetuti scontri. Egli provocò controversie quando impose dei vescovi conservatori in molte diocesi, per esempio Wolfgang Haas a Chur, Joachim Meisner a Colonia, Hans Hermann Gröer a Vienna, e Kurt Krenn a St. Pölten. A teologi critici come Leonardo Boff, Eugen Drewermann, Hans Küng e Tissa Balasuriya fu proibito sia l’insegnamento che la pubblicazione dei loro libri.
Il teologo svizzero Hans Küng, che fu bandito dall’insegnare all’interno della Chiesa a seguito di un suo articolo pubblicato nel 1980 che criticava il papa, descrive l’atmosfera interna della Chiesa ed il ruolo di Giovanni Paolo II in questo modo: “[Il papa è] l’autorità che sta creando un numero inflazionario di beatificazioni, e che, allo stesso tempo, dirige con poteri dittatoriali la sua inquisizione contro teologi, preti, frati, e vescovi impopolari; soprattutto, quei credenti che si distinguono per il loro spirito critico e per un vigoroso riformismo vengono perseguitati in maniera simile all’inquisizione. Proprio come Pio XII perseguitava i più importanti teologi dei suoi tempi (Chenu, Congar, de Lubac, Rahner, Teilhard de Chardin), così Giovanni Paolo II (e il suo grande inquisitore Ratzinger) perseguitava Schillebeeckx, Balasuriya, Boff, Bulányi, Curran, il Vescovo Gaillot (Evreux) e l’Arcivescovo Hunthausen (Seattle). Il risultato: una Chiesa di sorveglianza, in cui le denunce, la paura e la mancanza di libertà sono rampanti. I vescovi si considerano governatori mandati da Roma invece che servi dei credenti, i teologi scrivono in maniera conformista, o non scrivono affatto.”
Se da un lato le voci critiche sono state soppresse, l’organizzazione fondamentalista e strettamente gerarchica Opus Dei è riuscita ad estendere la sua influenza nella gerarchia ecclesiastica. Molti dei suoi membri sono stati nominati vescovi e cardinali. Quest’ordine ora possiede una considerevole influenza nella Curia, e potrebbe giocare un ruolo significativo nella scelta del prossimo papa.
L’Opus Dei fu fondata nel 1928 da Josemaria Escrivá a Madrid. Con un numero di iscritti di circa 80.000 in tutto il mondo, l’ordine è relativamente piccolo. Esso fiorì durante il regime di Franco nella Spagna fascista, dove rappresentanti dell’Opus Dei occuparono fino a dieci posti ministeriali.
Escrivá, beatificato da Giovanni Paolo II nel 2002 solo ventisette anni dopo la sua morte, descrisse Hitler come il “salvatore della Chiesa spagnola.” L’ordine è organizzato come una setta segreta, con il suo codice di condotta che va dal voto di silenzio fino alle preghiere frequenti ed il castigo corporale con flagello e cintura. Esso propaga un culto della maschilità e dell’ autorità, definisce le donne come “inferiori” e richiede la subordinazione e la stretta obbedienza.
A differenza di molti dei suoi predecessori, Giovanni Paolo II seguì una politica di apertura verso le altre religioni. Egli fu il primo papa a visitare una chiesa protestante (1983), una sinagoga (1986) e una moschea (2001). Ogni anno, a partire dal 1986, un raduno di preghiera mondiale ha luogo in cui le diverse religioni pregano assieme. Nel 2000, il papa visitò il monumento commemorativo dell’Olocausto in Israele e chiese perdono per i peccati commessi dai cristiani nel corso della storia - senza però ripudiare il silenzio di Pio XII sull’Olocausto.
Queste manifestazioni esterne di tolleranza, che emersero soprattutto dalla necessità di rafforzare la religione come pilastro di una società borghese in crisi, sono in netto contrasto con l’intolleranza esibita da Giovanni Paolo II nei suoi insegnamenti. Solo due anni fa, il papa proibì di fare la comunione assieme a membri di altre denominazioni, e la dichiarazione “Dominus Jesus” appoggiata dal papa nega che la chiesa riformista sia in effetti una chiesa, mentre critica altre religioni per i loro difetti sostanziali.
Crisi della Chiesa
Nonostante le sue vedute di destra, Giovanni Paolo II è sempre stato conscio del fatto che la Chiesa è in grado di fungere da sostegno al potere esistente solo se è in grado di presentarsi come protettrice degli oppressi. Il papa scrisse molti testi sulla dottrina sociale cattolica, in cui denunciava gli eccessi e le cattive conseguenze sociali del capitalismo. Durante un viaggio a Cuba, egli criticò aspramente il neo-liberalismo e i suoi effetti.
Queste critiche non erano in alcun modo dirette contro l’ordine capitalista come tale. Dal momento in cui il socialismo emerse nel tardo ottocento come una potente forza all’interno della classe lavoratrice, la Chiesa Cattolica ha cercato di limitare la sua influenza articolando una dottrina sociale che, se da un lato condanna la rivoluzione socialista, dall’altro muove delle moderate critiche al capitalismo e discute con compassione la situazione dei lavoratori e dei poveri. Giovanni Paolo II operava dall’interno di questa tradizione. Per questo, egli rifiutò in principio il socialismo come dottrina atea nell’Enciclica “Centesimus Annus”.
La netta presa di posizione del papa contro la prima e la seconda guerra in Irak va vista in questo quadro. Con la sua tradizione di un millennio e mezzo, la gerarchia cattolica pensa più a lungo termine dei politici borghesi che sono fissati sul breve termine. Il Vaticano comprende che la condotta spietata degli Stati Uniti in Medio Oriente nel lungo termine minaccia di destabilizzare l’intero ordine mondiale capitalista—compresa la Chiesa Cattolica.
Poco prima dell’inizio della seconda guerra in Irak, il papa ricevette il vice primo ministro Irakeno Tariq Aziz, un cristiano, e mandò degli inviati a Washington e a Bagdad nel tentativo di prevenire il conflitto. Lo condannò poi con queste parole: “La guerra dei forti contro i deboli ha più che mai rivelato le profonde divisioni tra ricchi e poveri.”
La retorica di pace e di armonia sociale di Giovanni Paolo II, in netto contrasto con la sua ideologia e politica, assieme ai suoi più di cento viaggi all’estero—intrapresi con grande cura per il loro valore propagandistico—hanno giocato un certo ruolo nella crescita del numero di cattolici durante il suo pontificato. Il numero dei membri della Chiesa Cattolica nel mondo viene notato ora oltre un miliardo, di cui la metà vivono nel Sud e Nord America.
Queste cifre non possono però nascondere l’immensa crisi in cui si trova la Chiesa. La crescita dei suoi membri non ha mantenuto il passo con la crescita della popolazione mondiale. Il numero di cattolici come frazione della popolazione sta crescendo solo in quelle aree dove essi sono una piccola minoranza, come in Africa e in certe regioni dell’Asia. In proporzione, la Chiesa ristagna nel Sud America e diminuisce in Europa e in Nord America. Nell’America Latina, è ormai noto il fatto che la Chiesa Cattolica sta perdendo terreno nei confronti di vari gruppi evangelici protestanti.
Nonostante gli sforzi dei mass media di canonizzare Giovanni Paolo II, la morsa della Chiesa sulle grandi masse della gente continua a calare, e il clero cattolico continua a subire un grave discredito, anche tra coloro che si considerano cattolici. La perdita di fedeli attivi e convinti si riflette in una crisi finanziaria che confronta la Chiesa in molti paesi. Negli Stati Uniti, le scuole Cattoliche stanno chiudendo in molte delle cittá principali, come Detroit.
Questa crisi si è intensificata a causa dei recenti scandali di abusi sessuali che hanno coinvolto preti e funzionari della Chiesa. È ormai chiaro che Giovanni Paolo II ha cercato di occultare gli atti sessuali commessi contro i bambini che ebbero luogo durante il suo pontificato.
Il suo ruolo nell’occultare ques1ti abusi nella Chiesa statunitense, irlandese, austriaca ed altre ancora, e poi nel minimizzarne il significato una volta scoperti, sottolinea l’ipocrisia del Vaticano sulle questioni di moralità sessuale. Ciò è in netto contrasto con le incessanti intrusioni moraliste della Chiesa nelle normali pratiche sessuali della gente comune, e sottolinea quale sia la preoccupazione principale di Giovanni Paolo II e del Vaticano: la difesa della casta clericale e del suo potere, autorità ed immunità da ogni esame critico.
Giovanni Paolo II era una figura carismatica, capace di rallentare in qualche modo il calo del sostegno di massa per la Chiesa e di tenere insieme questa istituzione. La sua scomparsa intensificherà le pressioni interne ed esterne su questa istituzione antica, sclerotica e reazionaria. Gli assurdi sforzi da parte dei mass media di usare la morte di Giovanni Paolo II per promuovere la Chiesa sono l’espressione contraddittoria della crisi di questa istituzione, e dell’ordine borghese che essa difende.

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